Sonntag, 31. Januar 2010
Europäische Union
Wenn Bismarcks Preußen sich - im Zeitalter von Eisenbahn und Telegraf - nicht auf den Rest von Hoffmann von Fallerslebens Deutschland ausgedehnt hätte, würden heute keine württembergischen Steuergelder in die östlichen Bundesländer fließen. Die EU ist der historisch erste Versuch (im Zeitalter von Flugzeug und Internet), eine größere politische Einheit durch gemeinsamen Konsens zu erreichen (obwohl dadurch die Steuergelder der Nettozahler manchmal die N'drangheta füttern).
EU - Multimediale Darstellung
Carlos V
Samstag, 30. Januar 2010
Geschenkter Gaul
Freitag, 29. Januar 2010
Das 2. thermodynamische Gesetz
Donnerstag, 28. Januar 2010
Die Hamburger 10 Gebote
Aber ebenso wie für diese beiden Antipoden innerhalb der katholischen Kirche, habe ich Sympatie für den Antipoden der beiden Antipoden. Man hat ihn rausgeworfen, als er noch kein Atheist war und noch vorhatte, den Gottesbegriff zeitgemäß neu zu definieren und historisierend in eine Entwicklungslinie vorheriger Umdefinitionen einzureihen.
Menschen sind abergläubisch. Aberglaube muss einerseits eingedämmt werden und andererseits muss er verwaltet werden, denn beseitigen kann man ihn nicht.
Übrigens könnte Christoph Kolumbus Jude gewesen sein. Er reiste an dem Tag ab, als die Judenverfolgung por la limpieza del sangre losging in Spanien. Das ist natürlich nur Zufall. Aber es gibt auch trieftigere Indizien. Die Frage war ein Hobby von Simon Wiesenthal, dem Nazijäger; er hat ein gutes Buch über Kolumbus geschrieben, sehr interessant.
Sails of Hope: The Secret Mission of Christopher Columbus.
Mittwoch, 27. Januar 2010
Touching the Void - Fall ins Leere
From Mao to Mozart
Der kleine Unterschied
Dienstag, 26. Januar 2010
Musik aus Polen
Montag, 25. Januar 2010
Willkür
Stichwort "Regietheater"
Sonntag, 24. Januar 2010
Optische Täuschung
Giovanni Lindo Ferretti
Samstag, 23. Januar 2010
Wagemut
Freitag, 22. Januar 2010
Musik aus Hamburg
Donnerstag, 21. Januar 2010
Enrico Giaretta
Dietrich
Mittwoch, 20. Januar 2010
Feigen aus Caunus
Dienstag, 19. Januar 2010
Das ewige Erdbeben
Montag, 18. Januar 2010
Exodus 20,1-21
Sonntag, 17. Januar 2010
Lebendigkeit
Samstag, 16. Januar 2010
Liebe deinen Nächsten (wie dich selbst)
Freitag, 15. Januar 2010
Strawinsky
Donnerstag, 14. Januar 2010
Unbekannt
Mittwoch, 13. Januar 2010
Darwinismus
Dienstag, 12. Januar 2010
Erkenntnistheorie
Montag, 11. Januar 2010
Lerchen
Samstag, 9. Januar 2010
Zurückhaltung
Freitag, 8. Januar 2010
Donnerstag, 7. Januar 2010
Dichter als passive Spiegel
Italienisch-französisch-kanadisch vs. Amerikanisch-deutsch
Mittwoch, 6. Januar 2010
Thessalonicher 5, 21
Dienstag, 5. Januar 2010
Rivarol
Antoine Comte de Rivarol
Montag, 4. Januar 2010
Sonntag, 3. Januar 2010
Spontaneität
Samstag, 2. Januar 2010
Italien
La mattina venne
La mattina venne; i suoi passi congedavano
il sonno silenzioso, che mite ancora mi fu intorno,
ed ora sveglio, dalla mia capanna,
con anima fresca, mi misi a salire il monte;
mi rallegrai ad ogni passo
del nuovo fiore che di gocce era colmo;
giovane gioiendo si ergeva il giorno
e tutto per rifocillarmi appariva rifocillato.
E mentre salivo, dal flusso dei prati
strisce di nebbia venivano avanti, che
cedendo poi, e poi cambiando, mi si misero intorno,
e crescendo, le loro ali mi cinsero la testa.
Più non mi rallegrava già la bella vista e
il paesaggio da un torbido velo ora fu nascosto;
presto mi vidi immerso in una colata di nubi
e racchiuso nel crepuscolo, con me stesso.
Per un momento pareva penetrare la luce,
e uno schiarimento apparve nella nebbia che
silenziosa scendeva, ondeggiante, verso il basso,
e altrove salendo, si divideva tra bosco ed altitudini.
Come speravo di portarle il primo saluto!
Dopo la nebbia la speravo ancora più bella.
Le lotte nell’aria non erano finite che
uno splendore mi fu intorno, e rimasi abbagliato.
Le palpebre tenevo chiuse, non osavo
sollevarle, poi un fremito mi rese audace,
e con rapide occhiate penetravo l’aria
poiché in fiamme pareva ed incandescente.
Ma portata dalle nubi arrivava sospesa
ai miei occhi una donna divina, nessun’
immagine più bella mai vidi in questa vita.
Mi guardava e rimanendo restava, sospesa.
“Non mi conosci?” mi chiese e la sua bocca
era colma d’amore e di fedeltà,
”mi riconosci, me, che nelle ferite della vita
il balsamo più limpido più volte ti versai?
Mi conosci certamente, tu che legasti
il tuo strenuo cuore per sempre a me.
Non vedevo forse come con calde lacrime
cercavi di raggiungermi già da ragazzo?”
“Si!” esclamai, abbassandomi a terra beato
“è da molto che ti ho desiderato: tu
mi donasti pace, quando le giovani membra
senza quiete pervase la passione;
e in giornate calde mi rinfrescasti la fronte
dolcemente come con ali di cielo.
Tu mi donasti i beni migliori della terra,
ogni felicità voglio solo da te!
Non ti nomino. Da molti ti sento nominare,
e spesso, ed ognuno ti ritiene suo,
ogni occhio crede di guardare solo te,
e quasi per ognuno la tua vista è dolorosa.
Finché erravo non mi mancavano compagni,
conoscendo te, son quasi solo;
con me stesso devo dividere la mia felicità,
nascondere la tua dolce essenza e rinchiuderla.
Sorrise e mi disse: “E quindi vedi com’era saggio
e necessario di rivelarvi poco!
Appena al riparo dal più grossolano inganno,
padrone appena del primo volere di fanciullo
ti credi già abbastanza sovraumano
per trascurare il dovere dell’uomo!
Quanto sei dagli altri diverso?
Conosci te stesso, e vivi in pace con il mondo!
“Perdonami” risposi, “il mio intento era buono.
Dovrei in vano tenere gli occhi aperti?
Un volere lieto vive nel mio sangue,
e conosco per intero il valore dei tuoi doni.
Per altri cresce il nobile bene in me,
non posso e non voglio seppellirlo più!
Perché avrei cercato la via con tanto desiderio,
se non la dovessi mostrare ai fratelli?”
E mentre così parlavo, mi guardava
con clemenza e con compassione;
nel suo occhio vedevo me stesso,
i miei errori e ciò che avevo fatto bene.
Sorrise, ed ero sano,
il mio spirito aspirava a nuove gioie;
e con fervida fiducia ora potevo
avvicinarmi a lei e vederla da vicino.
Lei stese la mano toccando le strie leggere delle nubi
e del profumo che erano attorno a noi;
lo afferrò ed esso si fece catturare,
lo tirò a se, non c’era più la nebbia.
Il mio occhio di nuovo poteva vagare nella valle,
guardavo il cielo che era luminoso e magnifico.
Vedevo solo lei, e nella sua mano fluire il più puro
velo, che in mille pieghe le si spandeva attorno.
“Io ti conosco, conosco le tue debolezze,
so della brace che vive dentro di te!”,
così mi disse, la sento sempre,
“Ricevi ora, quel che da tempo è destinato a te!
Non mancherà mai nulla al fortunato
che con anima quieta accetta questo dono:
tessuto con profumo mattutino e solare chiarezza,
il velo della poesia dalla mano della verità .
E quando l’afa ti affligge con i tuoi compagni
a mezzogiorno, allora lancialo nell’aria!
E subito la freschezza di una serale brezza,
fragranza di fiori e profumo, vi conforterà.
Tacerà il dolere degli angusti sentimenti terrestri,
e la tomba si muta in letto celeste.
Addolcita sarà l’onda della vita,
il giorno amabile, e chiara la notte.”
Venite dunque, amici, quando sulle vostre vie
preme la vita con peso e maggior peso,
o quando una nuova e fresca benedizione,
con fiori e frutti d’oro, decora il vostro tragitto.
Andiamo insieme incontro al prossimo giorno!
Viviamo così e camminiamo, fortunati.
E anche dopo, quando saranno afflitti i nipoti,
per il loro piacere dovrà durare il nostro amore.
Freitag, 1. Januar 2010
Wahrheit
den leisen Schlaf, der mich gelind umfing,
dass ich, erwacht, aus meiner Hütte
den Berg hinauf mit frischer Seele ging;
ich freute mich bei einem jeden Schritte
der neuen Blume, die voll Tropfen hing;
der junge Tag erhob sich mit Entzücken,
und alles war erquickt, mich zu erquicken.
Und wie ich stieg, zog von dem Fluss der Wiesen
ein Nebel sich in Streifen sacht hervor,
er wich und wechselte, mich zu umfließen,
und wuchs geflügelt mir ums Haupt empor.
Des schönen Blicks sollt´ ich nicht mehr genießen,
die Gegend deckte mir ein trüber Flor;
bald sah ich mich von Wolken wie umgossen
und mit mir selbst in Dämmrung eingeschlossen.
Auf einmal schien die Sonne durchzudringen,
im Nebel ließ sich eine Klarheit sehn.
Hier sank er, leise sich hinabzuschwingen;
hier teilt´ er steigend sich um Wald und Höhn.
wie hofft´ ich ihr den ersten Gruß zu bringen!
Sie hofft´ ich nach der Trübe doppelt schön.
Der luftge Kampf war lange nicht vollendet,
ein Glanz umgab mich, und ich stand geblendet.
Bald machte mich, die Augen aufzuschlagen,
ein innrer Trieb des Herzens wieder kühn,
ich konnt´ es nur mit schnellen Blicken wagen,
denn alles schien zu brennen und zu glühn.
Da schwebte, mit den Wolken hergetragen,
ein göttlich Weib vor meinen Augen hin,
kein schöner Bild sah ich in meinem Leben,
sie sah mich an und blieb verweilend schweben.
"Kennst du mich nicht?" sprach sie mit einem Munde,
dem aller Lieb´ und Treue Ton entfloss,
"Erkennst du mich, die ich in manche Wunde
des Lebens dir den reinsten Balsam goss?
Du kennst mich wohl, an die, zu ewgem Bunde,
dein strebend Herz sich fest und fester schloss.
Sah ich dich nicht mit heißen Herzenstränen
als Knabe schon nach mir dich eifrig sehnen?"
"Ja!" rief ich aus, indem ich selig nieder
zur Erde sank, "lang hab ich dich gefühlt:
du gabst mir Ruh, wenn durch die jungen Glieder
die Leidenschaft sich rastlos durchgewühlt;
du hast mir wie mit himmlischem Gefieder
am heißen Tag die Stirne sanft gekühlt;
du schenktest mir der Erde beste Gaben,
und jedes Glück will ich durch dich nur haben!
Dich nenn ich nicht. Zwar hör ich dich von vielen
gar oft genannt, und jeder heißt dich sein,
ein jedes Auge glaubt auf dich zu zielen,
fast jedem wird dein Strahl zur Pein.
Ach, da ich irrte, hatt´ ich viel Gespielen,
da ich dich kenne, bin ich fast allein;
ich muss mein Glück nur mit mir selbst genießen,
dein holdes Licht verdecken und verschließen."
Sie lächelte, sie sprach: "Du siehst, wie klug,
wie nötig war´s, euch wenig zu enthüllen!
Kaum bist du sicher vor dem gröbsten Trug,
kaum bist du Herr vom ersten Knabenwillen,
so glaubst du dich schon Übermensch genug,
versäumst die Pflicht des Mannes zu erfüllen!
Wie viel bist du von andern unterschieden?
Erkenne dich, leb mit der Welt in Frieden!"
"Verzeih mir", rief ich aus, "ich meint´ es gut.
Soll ich umsonst die Augen offen haben?
Ein froher Wille lebt in meinem Blut,
ich kenne ganz den Wert von deinen Gaben.
Für andre wächst in mir das edle Gut,
ich kann und will das Pfund nicht mehr vergraben!
Warum sucht´ ich den Weg so sehnsuchtsvoll,
wenn ich ihn nicht den Brüdern zeigen soll?"
Und wie ich sprach, sah mich das hohe Wesen
mit einem Blick mitleid´ger Nachsicht an;
ich konnte mich in ihrem Auge lesen,
was ich verfehlt und was ich recht getan.
Sie lächelte, da war ich schon genesen,
zu neuen Freuden stieg mein Geist heran;
ich konnte nun mit innigem Vertrauen
mich zu ihr nahn und ihre Nähe schauen.
Da reckte sie die Hand aus in die Streifen
der leichten Wolken und des Dufts umher;
wie sie ihn fasste, ließ er sich ergreifen,
er ließ sich ziehn, es war kein Nebel mehr.
Mein Auge konnt´ im Tale wieder schweifen,
gen Himmel blickt´ ich, er war hell und hehr.
Nur sah ich sie den reinsten Schleier halten,
er floss um sie und schwoll in tausend Falten.
"Ich kenne dich, ich kenne deine Schwächen,
ich weiß, was Gutes in dir lebt und glimmt!"
So sagte sie, ich hör sie ewig sprechen,
"Empfange hier, was ich dir lang´ bestimmt!
Dem Glücklichen kann es an nichts gebrechen,
der dies Geschenk mit stiller Seele nimmt:
aus Morgenduft gewebt und Sonnenklarheit,
der Dichtung Schleier aus der Hand der Wahrheit.
Und wenn es dir und deinen Freunden schwüle
am Mittag wird, so wirf ihn in die Luft!
Sogleich umsäuselt Abendwindes-Kühle,
umhaucht euch Blumen-Würzgeruch und Duft.
Es schweigt das Wehen banger Erdgefühle,
zum Wolkenbette wandelt sich die Gruft,
besänftiget wird jede Lebenswelle,
der Tag wird lieblich, und die Nacht wird helle."
So kommt denn, Freunde, wenn auf euren Wegen
des Lebens Bürde schwer und schwerer drückt,
wenn eure Bahn ein frischerneuter Segen
mit Blumen ziert, mit goldnen Früchten schmückt,
wir gehn vereint dem nächsten Tag entgegen!
So leben wir, so wandeln wir beglückt.
Und dann auch soll, wenn Enkel um uns trauern,
zu ihrer Lust noch unsre Liebe dauern.